Tra gli straordinari monumenti custoditi nel centro storico di Palermo alcuni evidenziano un tratto decisamente distintivo, dal sapore orientale, arabo, multiculturale. Sono le cupole arancioni di San Giovanni degli Eremiti, San Cataldo, San Giovanni dei Lebbrosi e della Martorana.
Ad esclusione di San Giovanni dei Lebbrosi, gli altri tre edifici, la cui costruzione risale al regno di Ruggero II, fanno parte dell’itinerario Arabo-Normanno di Palermo, Cefalù e Monreale, Patrimonio UNESCO dal 2015.
Chiesa di San Giovanni degli Eremiti
Riedificata per volontà di Ruggero II presumibilmente tra 1130 ed il 1148 sul sito di un precedente monastero distrutto dagli Arabi, è dedicata a San Giovanni degli Eremiti per assonanza verbale con il termine Ermete, legata quasi sicuramente al fatto che, nei pressi del monastero, sorgeva la chiesa di San Mercurio, Ermes in greco.
Presenta esternamente una volumetria geometrica articolata dalle cinque cupole arancioni di impronta islamica poste a diversa altezza e cromaticamente contrastanti con i conci squadrati di pietra calcarea che costituiscono il paramento murario.
Una delle cupole sovrasta la torre campanaria quadrangolare.
Il chiostro è arricchito da eleganti colonnine binate e da un lussureggiante giardino mediterraneo, un vero angolo di pace. Nel centro è ancora visibile una cisterna araba.
L’interno è caratterizzato da volumi geometrici ben definiti, espressione di un simbolico accostamento del quadrato che rappresenta la terra al cerchio che rappresenta il cielo.
Nel corso dei secoli la chiesa ha subito alcuni rimaneggiamenti, eliminati intorno al 1880 dall'architetto Giuseppe Patricolo che ne volle ripristinare l'aspetto originario.
L'interno è costituito da tre corte navate, di cui quella centrale è scandita dalla sequenza ritmica delle cupole, mentre le navatelle laterali sono coperte da volte a crociera.
La preziosa pavimentazione in opus sectile testimonia la nuova corrente promossa da Ruggero II, che volle artigiani islamici capaci di interpretare in modo nuovo ed originale la tradizione orientale di matrice bizantina.
Nei secoli successivi la cappella venne inglobata in altri complessi architettonici edificati nell’immediato intorno e nel XIX secolo divenne addirittura un ufficio della Regia Posta Cittadina.
Tra il 1881 ed il 1885 fu restaurata dall’architetto Giuseppe Patricolo che, seguendo criteri filologici, decise di liberare l’edificio originario dai volumi aggiunti nel tempo.
Cupole arancioni di Palermo |
Chiesa della Martorana
Costruita secondo lo stile siculo-normanno, la Chiesa della Martorana fu fondata nel 1143 per volere di Giorgio d'Antiochia, il grande ammiraglio siriaco di fede cattolica bizantina al servizio del re normanno Ruggero II dal 1108 al 1151. Nei pressi della chiesa fu edificato nel 1194, da parte della nobildonna Eloisa Martorana, anche un monastero benedettino: per questo motivo la chiesa divenne successivamente nota come Santa Maria dell'Ammiraglio o della Martorana.
Vi si accede dal campanile, una costruzione a pianta quadrata del XII secolo caratterizzata da tre ordini di grandi bifore e decori geometrici. L’aspetto attuale della chiesa evidenzia il contrasto tra la facciata e le ulteriori aggiunte di epoca barocca, in parte eliminate dai restauri ottocenteschi di Giuseppe Patricolo, e la superficie muraria della originaria costruzione normanna tra cui la presenza di una cupola, anche in questo caso arancione.
L’interno è impreziosito da un eccezionale apparato musivo, tra i più antichi in Sicilia, mentre gli affreschi sono settecenteschi.
Sono presenti anche un tabernacolo in lapislazzuli, un fonte battesimale del periodo normanno ed una porta lignea del XII secolo con intagli eseguiti da maestranze arabe.
Mosaici nella Chiesa della Martorana |
Chiesa di san Giovanni dei Lebbrosi
Edificata sulle rovine del castello saraceno di Yahya durante la riconquista da parte dei Normanni, la Chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi è uno degli edifici medievali in stile siculo-arabo più antichi di Palermo.
Prende il nome da un adiacente lebbrosario, realizzato per volontà di Ruggero II, di cui però oggi non esiste più traccia.
La datazione della fondazione della chiesa è abbastanza controversa anche se la sua origine è presumibilmente attribuibile a Roberto il Guiscardo e Ruggero d’Altavilla durante l’assedio di Palermo nell’anno 1071.
La Chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi fu pesantemente rimaneggiata nel XVII secolo con interventi che ne snaturarono gli austeri e spogli caratteri originari, ripristinati dall’architetto Francesco Valenti tra il 1920 e il 1934 attraverso un’importante operazione di restauro.
Pur non essendo inserita nell’elenco dell'UNESCO e nell'Itinerario Arabo-Normanno di Palermo, Cefalù e Monreale, presenta delle caratteristiche storiche ed architettoniche molto simili a quelle delle altre chiese fondate nello stesso periodo, tra cui due calotte semisferiche arancioni, una sopra alla torre campanaria e l’altra in corrispondenza del presbiterio.
Chiostro di San Giovanni degli Eremiti |
Origine del colore delle cupole
Visitando Palermo è praticamente impossibile non essere attratti dal colore delle cupole rosso-arancioni. Eppure la coerenza filologica di questa cromia è spesso oggetto di dibattito. Sarà stato davvero proprio quello il colore usato in epoca normanna?
Non c’è una risposta univoca.
Secondo alcuni critici le celebri cupole di Palermo erano in origine ricoperte da un intonaco impermeabilizzante composto da calce, sabbia e coccio pesto, cioè frammenti di laterizi minutamente frantumati che conferivano all’oggetto rivestito un colore leggermente rosato. Nel corso del tempo però gli agenti atmosferici avrebbero uniformato la superficie in un colore grigio omogeneo.
Nel XIX secolo l’architetto e restauratore Giuseppe Patricolo, durante i suoi interventi di ripristino nelle Chiese di San Giovanni degli Eremiti, della Martorana e di San Cataldo, valutò di colore rosato simile a quello dei laterizi l’intonaco ritrovato sulle cupole che così vennero tinteggiate.
Secondo gli studi condotti dall'architetto Diego Leggio invece, Ruggero II di Sicilia avrebbe fatto colorare le cupole di rosso porpora in occasione della sua incoronazione. Il rosso, simbolo di potere, proprio come il camaleuco costantiniano ed il mantello regale, avrebbe così enfatizzato il ruolo grandioso del Regnum Siciliæ.
Comunque sia andata, io credo che oggi il contrasto tra l’arancione delle cupole e l’azzurro del cielo di Sicilia, per altro due colori complementari che si esaltano a vicenda, ed il rimando al mondo orientale in un connubio costante tra architettura, colore e vegetazione dimostrino come la scelta del rosso-arancione sia stata appropriata per conferire a questi volumi l’unicità e la particolarità che li caratterizzano.
Giardino mediterraneo nel chiostro di San Giovanni degli Eremiti |
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