Edvard Munch La danza della vita 1889-1900 |
Biografia di Edvard Much
Gli anni giovanili
Nato a Løten il 12 dicembre 1863, fu il secondo dei cinque figli di Laura Catherine Bjølstad e Christian Munch. La famiglia si trasferì a Oslo nel 1864, quando il padre venne assunto come medico presso la fortezza di Akershus.
L’infanzia di Munch fu provata da lutti e dolori che diventeranno in seguito i temi fondamentali della sua pittura: la mamma morì di tubercolosi quando Edvard aveva solo cinque anni e la stessa malattia colpì la sorella Johanne Sophie nel 1877.
Il padre divenne affetto da disturbi ciclotimici, oscillando fra sensi di colpa, per non aver saputo curare e salvare la moglie, e stati di esaltazione mistica, mentre la sorella Laura iniziò ad accusare crisi psichiche in giovane età .
Nel 1879 Edvard Munch iniziò a frequentare un istituto tecnico di ingegneria ma, nonostante gli ottimi risultati, preferì dedicarsi agli studi artistici. Pertanto il padre lo autorizzò ad iscriversi alla Scuola di Disegno di Oslo, dove rimase per un anno, prima di trasferirsi alla Scuola d'Arte e Mestieri nel 1881. Qui Munch seguì le lezioni dello scultore Julius Middelthun e dell'artista Christian Krohg e realizzò le sue prime opere d'arte fondendo varie influenze, fra cui quelle del Naturalismo e dell'Impressionismo.
Il giovane artista intraprese un percorso di riflessione e crescita personale, con il supporto di un diario dell'anima in cui scrivere i pensieri trasportati poi in emozioni sulla tela.
Con La fanciulla malata, dove venne risvegliato il ricordo della morte della sorella Sophie, iniziò a dipingere le prime tele dell'anima, un decisivo punto di rottura con l'Impressionismo. L'opera, accolta impietosamente sia dalla critica sia dalla famiglia, potrebbe essere considerata la prima rielaborazione psichica, attraverso la pittura, dei traumi che hanno segnato l'infanzia dell'artista.
Nel 1889 Munch ebbe l'opportunità di esporre il suo lavoro al grande pubblico in una mostra: per le sue capacità tecniche vinse una borsa di studio a Parigi.
Si recò nella capitale francese nell'autunno del 1889, subito dopo l'inaugurazione dell'Exposition Universelle, ed uno dei suoi quadri venne inserito fra le eccellenze da esporre nel padiglione della Norvegia nell'ambito dell'Expo.
A Parigi Munch poté ammirare le opere di molti artisti influenti: Paul Gauguin, Vincent van Gogh, Henri de Toulouse-Lautrec, accomunati dalle intense emozioni trasmesse dalle loro tele attraverso l'uso del colore.
Ma nello stesso periodo lo raggiunse la notizia della morte del padre, che lo fece cadere in un profondo stato di afflizione, sommandosi ai lutti precedenti.
Munch divenne famoso anche in Germania e fu invitato ad esibirsi a Berlino: fu proprio nella capitale tedesca che prese forma la prima variante de L'urlo, la famosissima opera che condensa tutta la disperazione esistenziale dell'artista.
Edvard Munch L'urlo 1893 |
L'urlo
L'urlo (Skrik) è il nome assegnato ad una serie di dipinti di cui Munch, in una pagina di diario, indicò le circostanze che ne influenzarono la genesi.
Una sera camminavo lungo un viottolo in collina nei pressi di Kristiania - con due compagni. Era il periodo in cui la vita aveva ridotto a brandelli la mia anima. Il sole calava - si era immerso fiammeggiando sotto l'orizzonte. Sembrava una spada infuocata di sangue che tagliava la volta celeste. Il cielo era di sangue - sezionato in strisce di fuoco - le pareti rocciose infondevano un blu profondo al fiordo - scolorandolo in azzurro freddo, giallo e rosso - Esplodeva il rosso sanguinante - lungo il sentiero e il corrimano - mentre i miei amici assumevano un pallore luminescente - ho avvertito un grande urlo ho udito, realmente, un grande urlo - i colori della natura - mandavano in pezzi le sue linee - le linee e i colori risuonavano vibrando - queste oscillazioni della vita non solo costringevano i miei occhi a oscillare ma imprimevano altrettante oscillazioni alle orecchie - perché io realmente ho udito quell'urlo - e poi ho dipinto il quadro L'urlo
Il titolo L’urlo è attribuito a molteplici versioni dello stesso soggetto: tra dipinti, disegni, bozzetti e litografie se ne contano una cinquantina mentre, se si considerano solo le opere principali, il gruppo si riduce a quattro.
Il primo pastello su cartone risale al 1893, ma si tratta di una composizione ancora embrionale che Munch andrà a ridefinire nella versione definitiva ad olio realizzata nello stesso anno e conservata al Museo Nazionale di Oslo.
Nel 1895 ne fu invece realizzata una terza, con tecnica a pastello su carta, che è stata battuta all’asta nel 2012 da Sotheby’s per 120 milioni di dollari.
L’ultima è del 1910.
Tre versioni de L'urlo sono esposte a turno in una rotonda, per un’ora ciascuna, all’interno del Museo Munch a Oslo.
L'urlo raffigura un sentiero in salita sulla collina di Ekberg sopra la città di Oslo, spesso confuso con un ponte, a causa del parapetto che taglia diagonalmente la composizione.
In primo piano il volto di un essere umano è totalmente sfigurato, caratterizzato da lineamenti alterati e scarnificati: le orbite oculari sono due cerchi privi di colore, il naso è sintetizzato da due punti neri che suggeriscono le narici, la bocca spalancata, la testa calva con una morfologia più simile ad un teschio che ad un essere umano vivente.
È visibile anche parte del corpo: il busto è reso attraverso linee curve ed è ricoperto da una tunica scura, che evidenzia l’eccessiva magrezza della figura, in posizione eretta con difficoltà , quasi non avesse spina dorsale.
Le braccia sono piegate, le mani appoggiate al volto in un gesto che sembra simboleggiare la volontà di chiudere le orecchie, come se la stessa persona non fosse in grado di sostenere il grido.
Ma a questo punto la domanda sorge spontanea: chi sta urlando?
La figura in primo piano, come si è soliti ritenere, o l'ambiente che la circonda?
Al contrario di quanto normalmente si crede, secondo quanto scritto da Munch stesso, l'urlo proviene dalla natura, forse dall'universo: sulla destra c'è un paesaggio poco accogliente, un lembo di terra affacciato sul fiordo, al centro il mare, simile ad una massa scura ed oleosa, e, sulla sinistra, alcune piccole imbarcazioni che galleggiano all’interno di una chiazza gialla, il riflesso del sole.
Sullo sfondo, una porzione vasta della superficie pittorica è occupata dal cielo al tramonto, reso con larghe pennellate ondulate, quasi magmatiche, giallo intenso e rosso sangue.
Ma tutto è sconvolto, le tinte esasperate, il contrasto cromatico dei colori complementari intensissimo: le linee curve pervadono terra, cielo e mare e sembrano preludere ad una catastrofe.
Un urlo lancinante invade tutta l'opera come se la natura vibrasse all'unisono con l'angoscia, la paura ed il dolore della condizione umana. Le onde sonore del grido universale si amplificano, si espandono e ritornano con tale forza che il protagonista è costretto a difendersi portando le mani alle orecchie.
Le sagome scure che incedono sullo sfondo non sono turbate ma rimangono impassibili ed immobili, sorde allo sconvolgimento emozionale in atto e saldamente ancorate alla dimensione concreta dell'esistenza: non a caso, sono collocate ai margini della composizione, quasi volessero uscire dal quadro. È in questo modo che Munch ci restituisce una metafora della superficialità dei rapporti umani.
Oltre al dato cromatico, un altro contrasto si presenta fortissimo all’interno de L'urlo di Munch: alle linee curve che pervadono la persona, la terra, il cielo ed il mare si contrappone con forza la prospettiva tagliente e rettilinea del ponte. Si crea così uno stato di forte tensione emotiva, messo ulteriormente in rilievo con un sapiente gioco di linee di forza: quelle del sentiero convergono verso i due personaggi, mentre quelle appartenenti alla figura in primo piano, muovendo dal basso, tendono verso le sue mani.
Un'altra domanda mi nasce osservando l'opera: chi è la persona in primo piano? Un uomo? Una donna? Munch stesso?
Io credo che il personaggio non sia volutamente identificabile perchè non rappresenta un individuo in particolare ma l'intera umanità : forse é la mamma di Gaza che piange la morte del figlio, la moglie ucraina che ha perso il marito in guerra, la donna russa che si dispera per il suo compagno ucciso. Oppure è semplicemente l'essere umano, ciascun essere umano, che in modo primordiale ed istintuale vibra nel dolore e nella sofferenza che sono dentro di lui, in uno stato di incomunicabilità e solitudine. È l’interiorità che parla, che detta le regole pittoriche filtrando la realtà attraverso la dimensione emozionale e diventando così puro Espressionismo.
Edvard Munch Madonna 1894 |
Ne Il Fregio della vita il pittore esplorò, attraverso un processo di autoanalisi, i temi più reconditi dell’animo umano: amore, paura, morte, malinconia e ansia.
La raccolta di opere che lo compongono non giunse mai ad una versione definitiva, ma continuò ad ampliarsi nel corso degli anni:
- Berlino, 1985: 14 dipinti
- Berlino, 1902: 22 dipinti divisi in 4 sezioni tematiche, I semi dell’amore, Sbocciare e appassire dell’amore, Angoscia e Morte.
- Lipsia, 1903
- Oslo, 1904
- Praga, 1905
A questo punto Munch si rese conto che il progetto non avrebbe potuto essere acquistato nel suo insieme: decise quindi di vendere i quadri singolarmente, smembrando Il Fregio.
Ciò non influì sulla composizione perchè la continua produzione di nuove tele, rispettando i soggetti ed i temi precedentemente individuati, modificò l'aspetto d’insieme, ma non il senso iniziale di auto-indagine psichica e di una profonda narrazione di vita.
Munch continuò ad arricchire Il Fregio, convinto che le reciproche risonanze dei soggetti dipinti assumessero un significato diverso rispetto a quello che possedevano separatamente, simile ad una sinfonia.
Nel Fregio Munch ripercorse la propria esperienza di vita rielaborandola attraverso la pittura, partendo dalla propria interiorità per giungere ad individuare i disagi dell’intera umanità .
Tele, stampe, schizzi e appunti raccontano il suo viaggio psichico e, contemporaneamente, i sentimenti dell’essere umano a lui contemporaneo.
La donna è il vampiro che succhia il sangue del proprio amato, ma è anche la Madonna che l’uomo adora con devozione religiosa; l'amore è una flebile speranza che sottende al dolore ineluttabile.
Ne La danza della vita, che occupava la parte centrale del Fregio, l’illusione amorosa e la purezza femminile vengono esaltate dall’uso del bianco nelle vesti della figura a sinistra e dal fiore, simbolo di nascita e vita. Gli aspetti più sensuali dell’età adulta sono espressi dal rosso sangue che travolge la figura maschile. Infine la donna in nero, sulla destra del quadro, è l’esclusa, simbolo di lutto e di morte, che osserva la felicità delle altre coppie danzanti, consapevole del suo carattere illusorio ed effimero.
Il ballo diventa così un linguaggio che riesce a estrinsecare non tanto gli aspetti gioiosi dell’esistenza umana ma soprattutto quelli più tumultuosi, dolorosi, di lotta e contraddizione.
Per Munch l’amore non vince sulla malattia, sulla follia o sulla morte, ma al contrario rappresenta la forza più distruttiva di tutte ed è incarnato dalla donna.
Ciò esprime bene il rapporto difficile che lo legava alla sfera femminile: nel 1898 iniziò una relazione con Mathilde Tulla Larsen che si concluse violentemente nel 1902, dopo una lite nella quale Munch rimase ferito da un colpo di pistola. L’artista si era opposto alle continue insistenze di lei nel procedere con il fidanzamento, temendo che il matrimonio l’avrebbe sottratto alla pittura.
PubertÃ
Il concetto del femminile proprio di Munch fu espresso anche nella serie Pubertà : dipinto per la prima volta nel 1893, venne in seguito riproposto in molte versioni, ad olio e in stampa.
Secondo la testimonianza dell’artista, la prima stesura di questo soggetto risalirebbe al 1885/86 ma andò distrutta.
Edvard Munch Pubertà 1894-95 |
La protagonista è un'adolescente, nuda, seduta, con le mani che coprono la zona pubica C'è soltanto l'essenziale rappresentato in un ambiente spoglio simile ad una prigione: la ragazza, il letto, l'ombra sulla parete.
La figura è realistica ed il volto incerto racconta il turbamento della bambina per il mutamento che sente compiersi nel proprio corpo.
L'ombra nera è la chiave di lettura dell'intero quadro: il presagio della morte dell'anima che la donna, qualunque sia la sua condizione sociale, dovrà inevitabilmente subire in futuro. Il suo ruolo, per come credeva il pittore, sarà quello di procreare ed accudire i figli: nel momento in cui la ragazza diventerà una donna perderà lo stato di libertà dell'infanzia, proverà dolore e lo infliggerà agli altri, percependo l'ombra nera della morte che già incombe.
Il ricovero psichiatrico
Nell'autunno del 1908 le condizioni di salute di Munch si aggravarono, anche a causa della sua dipendenza dall'alcool. Divenuto preda di devastanti allucinazioni e sentendosi perseguitato, decise di entrare nella clinica privata del dottor Daniel Jacobson a Copenaghen. Sotto le sue cure Munch migliorò la salute fisica e psichica: la degenza durò otto mesi, e nel 1909 l'artista fece ritorno in Norvegia.
Le sue opere si tinsero di colori meno pessimistici ed il suo successo venne confermato anche dalle tante tele vendute. Contemporaneamente fu nominato Cavaliere dell'Ordine Reale norvegese di Sant'Olav per i suoi servizi nell'arte.
La favorevole condizione economica gli permise di acquistare diverse proprietà , in modo da fornire degna collocazione ai suoi quadri.
Museo Munch a Oslo
La più grande collezione al mondo di opere di Edvard Munch è accolta in questo edificio disposto su 13 piani. Inaugurato da re Harald V il 22 ottobre 2021, è stato progettato dall'architetto spagnolo Juan Herreros e dal suo studio Herreros Arquitectos, vincitore di concorso nel 2009.
La donazione testamentaria di Edvard Munch al comune di Oslo ha consentito ad oltre la metà dei suoi dipinti, ai motivi grafici ed alle lastre da stampa di rimanere in dotazione del Museo.
Museo Munch Oslo |
Il Museo offre molti spazi interattivi, con attività artistiche per adulti e bambini.
Il biglietto può essere acquistato online sul sito del Museo Munch.
Museo Nazionale di Oslo
Il Museo Nazionale norvegese è lo spazio più grande della Scandinavia dedicato ad arte, architettura e design: un complesso di 54.600 mq con 13.000 mq di spazi espositivi che ospitano 6.500 opere, oltre a diversi ambienti per mostre temporanee, laboratori didattici, sale riunioni, un auditorium, una biblioteca d’arte, uffici, laboratori di conservazione, depositi, il bookshop e due caffetterie.
Le tantissime sale accolgono una mostra permanente disposta su due piani ed organizzata in ordine cronologico, dai reperti preistorici all'arte contemporanea. Gli allestimenti sono stati studiati nei minimi dettagli e mettono sapientemente in evidenza gli oggetti esposti.
Nella sala tinta di blu scuro dedicata a Munch è presente la prima tela tra le tante versioni de L'urlo.
I luoghi di Munch
Altri luoghi norvegesi potrete visitare per ripercorrere le orme di Munch:
Ekberg
Sulla collina appena sopra Oslo, non lontano da Ekebergparken, che vi consiglio di visitare, potrete ripercorrere la strada lungo la quale Munch ebbe l'ispirazione per L'urlo.
Åsgårdstrand
Nel 1898 Munch acquistò una casa nella piccola cittadina costiera di Ã…sgÃ¥rdstrand, sul lungo fiordo di Oslo. L’abitazione è ora un piccolo museo, dove tutto è rimasto esattamente com’era ai giorni in cui vi viveva l'artista.
Jeløya
Munch trascorse del tempo anche sulla riva opposta dell’Oslofjord rispetto a Ã…sgÃ¥rdstrand, sull'isola di Jeløya, dove trovò ispirazione per alcuni dei suoi dipinti.
Qui si trova l'Hotel Refsnes Gods, un albergo storico del 1767, in splendida posizione in riva al fiordo di Oslo, che presenta una straordinaria collezione d’arte, con pezzi di oltre 90 artisti, comprese alcune opere di Munch.
Posto fantastico dove pernottare, il Refsnes Gods hotel è stato premiato con la St. Olav's Rose, una certificazione data a destinazioni di alta qualità aperte al pubblico che rivestono un ruolo importante nella conservazione del patrimonio culturale norvegese.
Kragerø
A Kragerø, sempre lungo l'Oslofjord, Munch dipinse numerose opere e presso l’ufficio turistico locale è disponibile una mappa dei diversi luoghi da cui il pittore ha tratto i suoi temi.
Bergen
La Rasmus Meyer Collection (tipica abitazione borghese norvegese del XIX secolo, oggi inserita nel circuito del KODE Art Museum) è il punto di riferimento in città per quanto riguarda la pittura moderna norvegese fra Ottocento e Novecento. Ospita la terza più grande collezione di dipinti di Edvard Munch al mondo, 100 opere su carta e 50 dipinti.
0 Commenti