Micene è stata un'importante città dell'antica Grecia e, insieme a Tirinto, costituisce attualmente il complesso Siti archeologici di Micene e Tirinto, Patrimonio UNESCO dal 1999.
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Porta dei Leoni |
La civiltà micenea
La civiltà micenea si sviluppò nella Tarda Età del Bronzo, tra il 1700 ed il 1100 a.C. circa, e raggiunse il massimo splendore dal XV al XIII secolo a.C., periodo in cui nel Peloponneso e nella Grecia centrale si verificarono significativi cambiamenti, documentati dai ritrovamenti archeologici. Si formarono infatti piccoli regni indipendenti, ognuno facente capo ad una città , dominati da gruppi aristocratici e costituiti da popolazioni indoeuropee, migrate in Grecia nel XIX secolo a.C.
Questa civiltà fu definita micenea in seguito al ritrovamento del sito di Micene da parte di Heinrich Schliemann, l’archeologo al quale si deve anche la scoperta dei probabili resti di Troia.
I Micenei fondarono città stato autonome, centri urbani differenti per prestigio e ruolo politico: Micene, Tebe, Atene, Tirinto, Itaca, Pilo, Argo.
Le condizioni ambientali del territorio greco, caratterizzato dalla scarsità di superfici coltivabili, generarono un alto tasso di conflittualità tra le popolazioni autoctone, mentre l'eccessiva concentrazione demografica nelle poche aree agricole provocò vasti fenomeni migratori. La situazione orografica creò infine un ostacolo al commercio tradizionale, determinando lo spostamento via mare dei flussi economici.
La società micenea era quindi dedita alla guerra, alla conquista di nuove terre ed all’espansione nei mercati del Mediterraneo.
La sua struttura era fortemente accentrata e basata su una rigida gerarchia.
Al vertice della scala sociale vi era il wanax, dotato di potere assoluto, non solo politico, ma anche religioso e militare.
Il lawaghetas era l’aristocratico a capo degli eserciti.
Vi erano poi i sacerdoti ed il popolo, cioè l’insieme degli artigiani, dei mercanti e degli agricoltori: questi ultimi lavoravano le terre sotto il controllo di funzionari. Un ruolo rilevante era destinato ai fabbri ed agli armaioli, in parte dipendenti del palazzo, in parte indipendenti e persino itineranti. Erano uomini liberi, con apprendisti al loro servizio, e possedevano abbastanza frequentemente degli schiavi. Un discorso simile riguarda anche i numerosi orafi e vasai (sono noti almeno 30 modelli diversi di vaso miceneo).
Il palazzo dava lavoro a numerosi pittori, ebanisti, intagliatori d'avorio e falegnami specializzati nella produzione di troni, carri e navi. I regni micenei producevano ed esportavano anche grandi quantità di lana e di lino, quindi gli operai tessili, forse prevalentemente di genere femminile, schiave e donne libere pagate in pane, fichi e vino, spesso risiedevano nel palazzo stesso. In periferia vivevano invece i frollatori, i tintori, i conciatori di pelli, oltre ai prestigiosi aleiphazooi, cioè i produttori di profumi e cosmetici.
La base della piramide gerarchica era costituita dagli schiavi.
Il controllo e l'organizzazione veniva attuato attraverso una capillare burocrazia: il palazzo vigilava sulla riscossione di tributi e distribuiva le materie prime.
Il sovrano defunto era oggetto di culto, modello conosciuto in Oriente ed in Egitto dove il re, spesso considerato figlio degli dei, governava con un certo grado di teocrazia.
Agamennone, figlio di Atreo re di Micene o di Argo, è uno dei sovrani micenei più noti in quanto uno dei principali personaggi dell'epica omerica. Secondo la mitologia greca, Agamennone fu comandante dell'esercito greco nella guerra contro Troia, raccontata nei ventiquattro canti dell'Iliade. L'opera non è una fonte storica, ma un poema epico che riporta la leggenda, cantata fino a quel momento e tramandata a voce dagli aedi, custodi della tradizione e della cultura orale, riferita a vicende già antiche di 300 o 400 anni. Lo stesso Omero è un personaggio la cui esistenza è stata a lungo messa in dubbio sollevando la secolare questione omerica.
Molte informazioni relative alla storia micenea derivano da una serie di tavolette d’argilla rinvenute all’interno dei palazzi. Per lungo tempo è stato impossibile comprenderne il contenuto, ma, intorno alla metà del Novecento, vennero decifrate da uno studioso inglese, Michael Ventris.
Questo sistema di scrittura, oggi conosciuto come Lineare B, è di tipo sillabico e costituisce la forma arcaica della lingua greca. Risale presumibilmente alla metà del XV secolo e sono state rinvenute testimonianze di testi in Lineare B anche a Creta, a riprova dei contatti tra società micenea e società minoica. Quest’ultima utilizzava un sistema di scrittura, non ancora decifrato, noto come Lineare A. Con l’arrivo dei Micenei a Creta, anche nella società minoica cominciò a essere adottato il sistema di scrittura proprio della Lineare B.
Il contatto con questa ricca e culturalmente vivace isola fu il mezzo tramite il quale Micene poté progredire nel campo della metallurgia, dell’agricoltura, della navigazione e anche dal punto di vista culturale e artistico.
I Micenei ebbero un ruolo fondamentale per ciò che concerne la conquista di nuovi porti ad Oriente e in particolare sulle coste dell’Asia Minore, dove riuscirono a fondare nuovi centri urbani. Dopo aver ottenuto il controllo di importanti isole bagnate dal Mar Egeo, i Micenei si volsero infatti verso le coste dell’odierna Turchia occidentale, imponendosi come potenza commerciale.
Un altro importante traguardo fu la conquista dell’isola di Cipro.
Per controllare i traffici del Mediterraneo, i Micenei riuscirono ad esercitare il loro controllo anche sulle coste dell’Italia meridionale, delle regioni balcaniche, della penisola iberica e della Siria.
A partire dal XII secolo la Grecia fu invasa da un’altra popolazione di origine indoeuropea, i Dori. Essi riuscirono a imporsi su quei territori fino ad allora controllati dai Micenei causando probabilmente le migrazioni delle popolazioni greche verso Oriente ed il declino della società micenea. In seguito al ritrovamento di alcune tavolette in Lineare B a Pilo, cotte durante un incendio del palazzo reale, si potrebbe oggi affermare che l'invasione avvenne dal mare. Negli scritti si descrivono infatti affannosi preparativi militari per salvaguardare le coste da un pericolo imminente.
Altri studiosi sostengono che il declino della civiltà micenea sarebbe stato provocato da fattori di carattere economico e demografico oppure climatico.
La fondazione di Micene
Storia e leggenda, realtà e mito si intrecciano e si fondono in modo quasi indissolubile a Micene, ma certamente la città dominava l’intero territorio dell’Argolide, buona parte del Peloponneso e dell’Attica.
Secondo la mitologia greca venne fondata da Perseo, figlio di Zeus e Danae, e nipote di Acrisio, il re di Argo. Perseo riuscì a decapitare Medusa grazie a sandali alati per spostarsi a grande velocità , una sacca magica in cui riporre la testa recisa e l'elmo di Ade, per diventare invisibile.
Sorvolando le coste etiopi, Perseo, di ritorno dall’impresa contro Medusa, vide Andromeda incatenata ad uno scoglio: riuscì anche a liberare e sposare questa bellissima ragazza, figlia del re di Etiopia Cefeo e di Cassiopea, e condannata ad essere divorata da un mostro marino. La madre aveva infatti affermato che la figlia superava in bellezza tutte le Nereidi, offendendo così le ninfe del mare. Poseidone distrusse le coste con una violenta mareggiata e inviò un orribile mostro, Cetus, che faceva stragi degli abitanti. Il re, per salvare il suo popolo, consultò l'oracolo e fu costretto a sacrificare la propria figlia per placare l'ira degli dei consegnandola a Cetus. Perseo ingannò il mostro con giochi d'ombra sull'acqua, riuscì ad ucciderlo e quando poggiò la testa di Medusa in terra per sciacquarsi le mani, al contatto con il sangue della Gorgone, alcune alghe si pietrificarono trasformandosi in corallo.
Come predetto dall'oracolo, Perseo uccise accidentalmente il nonno Acrisio in una gara di lancio del disco. Non accettando l'eredità del trono di Argo per il dolore di questo incidente, decise di fondare la città di Micene. La fondazione avvenne sul luogo in cui Perseo, tormentato dalla sete, strappò un fungo da cui scaturì una sorgente.
In effetti, la parola fungo in greco si dice mykes, da cui il toponimo.
La Porta dei Leoni
Il nucleo centrale di Micene era composto dalla Cittadella, cuore politico ed amministrativo e centro nevralgico del potere. Edificato nella parte più alta delle città , con pianta regolare e geometrica, era progettato intorno ad una grande sala centrale, il megaron: qui erano organizzati i banchetti e qui avvenivano gli incontri diplomatici più importanti.
Parte del palazzo ospitava ampi magazzini, all’interno dei quali venivano conservati i prodotti delle terre lavorate dai contadini.
La struttura volumetricamente rigida e compatta degli edifici reali restituisce in modo evidente il valore attribuito dalla cultura micenea alla guerra: infatti una delle caratteristiche principali di Micene è la presenza di un’imponente cinta muraria, funzionale a proteggere il centro del potere dagli attacchi dei nemici.
Le Mura Ciclopiche consentivano l'accesso all'acropoli attraverso la Porta dei Leoni, la prima struttura ad essere stata scoperta nel sito archeologico.
Un grande architrave monolitico sostenuto da due piedritti è sormontato da una lastra triangolare che mostra in bassorilievo due leoni (forse due leonesse) che si fronteggiano ai lati di una colonna di tipo minoico.
Si calcola che il solo architrave pesi 20 tonnellate.
Risale al 1300 a.C. circa.
Tomba circolare A
Per i Micenei il culto dei defunti era di fondamentale importanza. Nel corso dei secoli le pratiche funerarie acquisirono diverse forme: in una prima fase vennero realizzate tombe a fossa, denominate circoli funerari, ognuna contraddistinta da una stele e recintata da un muro.
Successivamente si diffuse la tipologia di Tombe a Tholos: straordinarie opere di ingegneria, erano costituite da una camera con falsa cupola, spesso realizzata sotto ad una collina, preceduta da un corridoio chiamato dromos.
Varcando la Porta dei Leoni, sulla destra c'è la prima necropoli scoperta da Schliemann, detta Tomba Circolare A, che racchiudeva sei tombe a fossa, dove sono stati rinvenuti i resti di 19 corpi di personaggi reali, accompagnati da un sontuoso corredo funebre.
Palazzo Reale
Il complesso, di cui sono rimaste poche tracce, domina l’intera Piana dell’Argolide. Sono ancora visibili alcuni gradini dello scalone d’onore che conduceva alla Sala del Trono.
A poca distanza si trova la Cisterna Segreta: costruita intorno 1225 a.C., conservava scorte d’acqua per i residenti durante gli assedi alla città ed era alimentata dalla Fonte Perseia, la sorgente che sgorgò quando Perseo fondò la città .
Tomba Circolare B
Al di fuori delle mura sorgono i resti della Tomba Circolare B: si trattava molto probabilmente di sepolture di funzionari reali, che meritavano una sontuosa inumazione, ma al di fuori dalla cinta muraria.
Conteneva 14 tombe a fossa e 12 inumazioni semplici, per un totale di 35 corpi che giacevano di schiena ed erano più grandi e robusti di quelli ritrovati in altre necropoli più semplici della città . Per quanto non vi siano certezze assolute, questo potrebbe indicare che si trattava di persone di una classe sociale più elevata, quindi con un’alimentazione migliore e cure più adeguate.
Più antica e più povera di corredi rispetto al Circolo A, viene datata intorno al XVII secolo.
Tomba di Egisto
Sempre al di fuori delle mura, immediatamente ad ovest della Porta dei Leoni, si trova la Tomba di Egisto. La parte superiore della Tholos è crollata, ma sono conservati il dromos, il possente architrave dell'ingresso ed il triangolo di scarico.
Tomba di Clitennestra
La Tomba di Clitennestra è, insieme al Tesoro di Atreo, la Tomba a Tholos più monumentale di Micene.
Un corridoio lungo 35 m conduce all'entrata. Sopra l'architrave in marmo scolpito c'è il triangolo di scarico attraverso il quale il peso della volta e della collina sovrastante viene condotto ai lati e quindi a terra.
La volta circolare raggiunge un'altezza di quasi 13 metri.
È improbabile che Clitennestra, moglie del sovrano miceneo Agamennone, sia stata sepolta qui. Le due Tombe a Tholos a ovest dell'acropoli furono assegnate alle due figure mitiche di Clitennestra ed Egisto che non avrebbero potuto essere sepolte entro le mura della città a causa dell'omicidio di Agamennone.
Museo archeologico di Micene
Ai piedi della cittadella, al di fuori delle mura ma all'interno del sito archeologico, vi consiglio di visitare il Museo, nel quale potrete ripercorrere la storia degli scavi, rievocata da una mostra fotografica, ed ammirare la collezione di reperti che rivela vari aspetti della vita quotidiana dei Micenei, le loro credenze sull'aldilà e sulla morte. Maschere funerarie e ornamenti in oro, (la Maschera di Agamennone è una copia, l'originale è conservata al Museo Nazionale di Atene), manufatti in ceramica, gioielli, armi e utensili quotidiani offrono uno sguardo completo sulle abilità artigianali e le influenze culturali della civiltà micenea.
Il Museo è strutturato in modo da guidare i visitatori attraverso la storia di Micene dal periodo preistorico fino all'epoca ellenistica, presentando una narrazione cronologica e tematica della città e della sua importanza nell'antichità .
Tomba a Tholos dei Leoni
La Tholos dei Leoni si trova lungo il sentiero che conduce al Museo. Datata intorno al 1350 a.C. deve probabilmente il suo nome alla vicinanza della porta delle leonesse.
Mancando la sommità della cupola, è possibile dall'alto apprezzarne il perfetto rigore geometrico. Ha un diametro di 14 m e conteneva tre semplici fosse sepolcrali che furono trovate vuote.
Tesoro di Atreo
A circa 400 metri dalla cittadella, sorge il Thòlos più sorprendente dell’intero sito archeologico: il Tesoro di Atreo, noto anche come Tomba di Agamennone, una sepoltura reale contemporanea alla Tomba di Clitemnestra.
Un lunghissimo dromos conduce alla Tholos, alta tredici metri e dal diametro di 14,5 metri.
Grande attenzione fu posta nel posizionamento delle enormi pietre, sia per garantire la staticità della volta, sia per ottenere una superficie interna perfettamente levigata, dove un tempo risaltavano le decorazioni in oro, argento e bronzo.
Dalla Tholos un breve passaggio portava alla camera funeraria vera e propria, scavata con una forma cubica.
E' molto probabile che il monumentale portale di ingresso presentasse una ricca decorazione costituita da semicolonne in calcare verde con motivi a zig-zag sul fusto, rosette sopra l'architrave e fasce con spirali sulla lastra che chiudeva l'apertura triangolare di alleggerimento.
Organizzazione della visita a Micene
Il tempo per un'accurata visita dell'intero sito archeologico è di circa tre ore.
Il sito è visitabile tutto l’anno, con apertura alle 8.00 e chiusura variabile a seconda delle stagioni, in estate fino alle 20.
Potete acquistare il biglietto di ingresso online oppure partecipare ad un'escursione organizzata da Atene.
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